CAPITOLO III

Internet e l'E-Commerce

3.4 La net-economy e l'e-commerce: i nuovi intermediari

La net-economy (l'economia di Rete) sostanzialmente descrive lo spostamento e l'incremento del valore aggiunto dalla produzione industriale di beni fisici alla fornitura di prodotti "immateriali" e/o knowledge-based.
Questa ultima prevede un elevato know how intellettuale, come nel caso del software informatico.
Con Internet, l'economia ed il lavoro hanno iniziato a svilupparsi in modo nuovo, seguendo sistemi economici profondamente diversi da quelli tradizionali (propri dell'organizzazione del mercato nella società industriale).
Lo scenario innovativo delineato dalla net-economy determina una nuova modalità di concepire l'economia, in cui la conoscenza diviene fonte di business.
Ogni produzione di buona qualità oggigiorno é stata automatizzata ed incorpora elevate quantità di idee innovative e di nuove tecnologie, che ne hanno modificato i sistemi di produzione, distribuzione, assistenza e comunicazione del marketing personalizzato (one-to-one customization).
Nel passaggio da una produzione di beni fisici ad una di beni immateriali a forte contenuto intellettuale, il fulcro della creazione del plusvalore si sposta da materie prime e macchine a contenuti intellettuali della produzione.
Se a tutto ciò aggiungiamo la facilità di comunicazione a prezzi sempre più bassi, si può comprendere come la net-economy acceleri la trasformazione del mercato globale.
Lo spazio fisico via Internet scompare, viceversa una localizzazione delle attività di business nello spazio era tipica della logica del mercato locale tradizionale (place market), che era del tipo "si vende cosa si produce".
In questa ottica, la catena del valore era di tipo lineare e passava dalla produzione locale, all'intermediazione di servizi (di informazione, finanziari, di trasporto...), al consumo.
Attualmente, con l'estensione delle nuove tecnologie (computer, sistemi di telefonia wap, net-tv satellitare...), non esistono più localizzazioni spaziali: il mercato è inserito in Rete, ora si parla di space market, in esso le barriere fisiche ed i confini geografici vengono annullati. L'informazione nel world wide web (www) é accessibile ovunque nel mondo in tempo reale e senza impedimenti burocratici, pertanto la posizione fisica diventa puramente virtuale.
Infatti, si usa dire che "si vende tutto quello che si riesce a distribuire ovunque si produce", poiché chi accede ad Internet comunica con il mondo intero.
Questa dimensione globale dell'informazione nel www contribuisce ad incrementare la velocità degli scambi commerciali, che si realizzano a prezzi irrisori con qualsiasi Paese del mondo. Dato che vale l'equivalenza tra tempo e denaro, le economie che agiscono attivamente nel commercio elettronico (come quella statunitense) presentano un'ascesa esponenziale: è questo il motivo che deve spingere a facilitare l'estensione dell'e-commerce a livello mondiale¹.
La velocità degli scambi commerciali propria del commercio elettronico caratterizza fortemente il valore della net-economy, che è passato dallo spazio al tempo. Ne consegue che vanno ridefiniti i processi organizzativi delle attività di interscambio telematico tra imprese (B2B) ed è necessario correlare in Internet i flussi di informazione on-line con gli scambi commerciali.
E' evidente come la Rete, eliminando costi e frizioni, potrebbe avvicinare il mercato virtuale alla concorrenza perfetta con informazioni complete, prezzi uguali ai costi medi minimi di lungo periodo e via dicendo, ma nella realtà così non è.
Vi sono costi di transazione, il prodotto-servizio è sicuramente molto differenziato, esistono barriere all'entrata (ad esempio pubblicitarie), i prezzi differiscono a seconda del sito che propone i vari prodotti-servizi ed, inoltre, i meccanismi di reputazione svolgono un ruolo estremamente rilevante nell'orientare le preferenze degli acquirenti.
L'approssimazione migliore di un mercato perfetto on-line è costituita da quegli intermediari che forniscono alla domanda ed all'offerta soltanto un "luogo virtuale" di incontro sulla Rete, coordinando le parti senza interferire su contenuti e marketing. La modalità più diffusa di questo recente tipo di intermediazione sono le aste on-line, il cui profitto consiste in genere in una commissione sulle transazioni eseguite. In particolare, la compagnia eBay fornisce un portale di supporto agli scambi one-to-one tra privati.
La persistenza delle asimmetrie informative e dei meccanismi di reputazione aumentano il grado di imperfezione, che porta il potere di mercato tenuto da imprese portatrici di marchi affermati sui mercati tradizionali a trasferirsi su Internet.
In ogni caso, i mercati virtuali imperfetti vedono sempre più spesso l'entrata di nuovi soggetti che acquisiscono molti dei vantaggi della net-economy, le c.d. infomediary-extended telematics enterprises.
Tali imprese sono affiliate tra loro, operano in infrastrutture virtuali delocalizzate ed utilizzano la Rete per sviluppare l'e-commerce, condividendo conoscenze complementari: questo corrisponde all'archetipo dell'impresa-rete di tipo policentrico².
Tali nuovi intermediari on-line possono anche essere il risultato di un processo di aggregazione di intermediari commerciali tradizionali (grossisti, trasportatori, finanziatori, agenzie di informazione, camere di commercio, associazioni di categoria o dei consumatori...), che vogliono sviluppare on-line la gestione delle relazioni di e-commerce, sia nel settore degli acquisti (e-procurement³ buy site), sia nel settore delle vendite (e-procurement sell site). I nuovi intermediari devono essere capaci di coordinare l'informazione tra gruppi di acquisto e di collaborare attivamente per personalizzare le vendite al consumatore finale. Queste nuove ed articolate agenzie di intermediazione del mercato elettronico (e-market4) devono il loro successo alla loro capacità di diminuire il tempo di gestione e di scambio, sia degli ordini sia del fatturato, facilitando nuovi accordi commerciali in funzione dell'espansione dei mercati e dando nuova visibilità alle offerte di vendita. La mancata comprensione del motivo dell'introduzione di questi nuovi intermediari conduce all'incapacità di realizzare nuove opportunità di lavoro ad elevata qualificazione professionale.
Comunque, con la rapidità della crescita della net-economy divengono sempre più inutili le vecchie forme di servizi di intermediazione del mercato, organizzati in strutture gerarchiche e poco flessibili.
Queste risultano essere predestinate al fallimento, qualora non trovino rinnovata abilità e rapidità nell'adeguare i loro processi organizzativi alla Rete, in modo da effettuare una veloce trasformazione delle loro strutture.
In tal senso, la conoscenza creativa ed il know how tecnologico divengono sempre più efficaci fattori di sviluppo nel sistema dell'ICT: nella società industriale è stato possibile separare la conoscenza dalla produzione; ma non nella net-economy, dove lo sviluppo dipende proprio dalla loro integrazione.
Pertanto, non basta inserire nuove informazioni in Rete per ottenere tangibili successi economici dall'uso del www: se la separazione tra conoscenza e produzione di beni e servizi permane, difficilmente il know how (anche qualora venga trasferito nella vetrina di Internet) potrà divenire decisiva fonte di business, componente essenziale della creazione di valore aggiunto nella net-economy. In conclusione, il cambiamento imposto dalla tecnologia, soprattutto per quel che riguarda l'ICT, ha prodotto un dinamismo inarrestabile che influisce su tutta l'organizzazione economica e sociale del lavoro.
Quindi, sconosciute potenzialità di sviluppo socio-economico potranno affermarsi ove si comprenda che le risorse umane ed il progresso tecnico rappresentano la base conoscitiva e organizzativa della net-economy e segnano il futuro stesso della società della conoscenza, tanto promossa dall'Unione Europea.
Per cogliere tali opportunità di crescita, sono decisive la qualificazione professionale e l'innovazione continua delle tecniche produttive; ne consegue la necessità degli investimenti in processi educativi e formativi ed in ricerca e sviluppo, come già visto nel paragrafo 2.6.
Il fenomeno è complesso: ormai si è smesso di credere che Internet risolva tutti i problemi informatici delle imprese. Questo ha portato al ridimensionamento di piccole realtà, sorte da giovani team di lavoro, mentre ha indotto i clienti a concentrare il loro business su grandi software house o aziende in outsourcing5 , capaci di occuparsi prontamente sia di aspetti hardware sia software. E' per tale ragione che sono ricercati esperti che applichino concretamente le loro conoscenze tecnologiche alle realtà delle imprese, come integratori di reti aziendali e programmatori in grado di trasportare sul web i contenuti delle Intranet.
E' un momento in cui si sente il bisogno di "capitalizzare" il patrimonio informativo, cercando di adattarlo al mondo di Internet, con rapidi tempi di esecuzione e bassi costi.
Non sempre lo si è fatto nel modo adeguato. L'esperienza dell'e-commerce è indicativa.
In molti hanno realizzato cataloghi elettronici e siti con negozi virtuali, preoccupandosi meno di sviluppare azioni di marketing e di arricchire le pagine di nuovi contenuti. Ne è risultata la stagnazione del mercato con la scarsa propensione dei consumatori agli acquisti on-line.
Nel primo semestre 2001, il valore complessivo del mercato italiano del settore IT, è stato pari a 30,5 milioni di euro.
Verso settembre si sono verificati alcuni cedimenti a causa della riduzione degli investimenti aziendali per il commercio elettronico B2C.
Attualmente, emergono condizioni di incertezza correlate al calo della domanda delle famiglie ed alla diminuzione degli acquisti nell'informatica da parte delle PMI.
Siamo ancora in tempo per porre riparo a questa situazione, ma bisogna far sì che le "imprese virtuali" si rivolgano prontamente e con maggiore attenzione ad operazioni di web marketing.

 


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